Archivio per la categoria ‘Libri e dintorni’

XY: l’assurda incognita di Sandro Veronesi

Pubblicato: 18.01.2011 da Francesca Meneghetti in Libri e dintorni, Recensioni

Leggendo certe pagine di Sandro Veronesi si ha impressione di essere vittime di una di quelle terribili distrazioni da Alzheimer e di aver preso non YX o Caos calmo, ma un romanzo ancora sconosciuto di Mc Ewann, oppure un giallo di Fred Vargas. Scene ad altissima tensione, fulminanti, specie all’inizio del romanzo, che a me hanno fatto venire in mente “L’amore fatale” (Enduring love). (altro…)

“Una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal ci narra la cupa e avvelenante esistenza solitaria di Hanta, recluso per trentacinque anni in un sotterraneo a eseguire un lavoro meccanico e stancante. Costante preda della solitudine e inseguito dalla malinconia di un passato distante e mai sufficientemente felice, il protagonista sopravvive varcando soglie verso mondi diversi e migliori, in cui cercar se stesso. I libri che di tanto in tanto lui salva dalla morte risparmiandoli alla pressa con cui lavora, sono porte in grado, se aperte, di scaldarlo con la luce che da esse entra, di rianimarlo di infondere per osmosi quel fluido vitale, difficilmente acquisibile dalla sua cupa, meccanica e silenziosa esistenza giornaliera. (altro…)

Tecnicamente questo libro costituisce uno degli esempi enciclopedici per eccellenza di cosa significhi caratterizzazione e digressione, strumenti narrativi fondamentali che Roth in questa sua grande prova letteraria spinge a livelli eccellenti dimostrando, qualora all’epoca dell’uscita del libro ce ne fosse stato ancora bisogno, di essere uno dei più grandi scrittori viventi. (altro…)

Ricordo nettamente la sensazione che da bambino provai nel apprendere i fatti e i “dettagli di contorno“ legati all’impresa compiuta dall’ Enola Gay nell’agosto del 1945, ricordo con nitidezza il fastidio che provai nell’apprendere tutta la sofferenza, il numero di morti e la crudeltà generati da quella singola bomba. Mi parve una perversa dimostrazione di potenza, un’inutile devastante esperimento su migliaiadimigliaia di cavie umane. Ricordo che mi chiesi “ma perché ai Giapponesi e non sui tedeschi nazzisti di merda?”.

Ero piccolo,sboccato, ignorante, immaturo ed irresponsabile.

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Accabadora

Pubblicato: 21.09.2010 da Francesca Meneghetti in Libri e dintorni, Recensioni
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La parola accabadora è sarda e indica “colei che finisce”, probabilmente dallo spagnolo acabar. Pare che in alcune aree della Sardegna, quando una persona, specie anziana, era considerata “terminale”, si ricorresse a  una donna che anticipava l’evento per pietà su richiesta dei familiari. Accabadora è anche il titolo del libro che ha vinto il Campiello, scritto dalla giovane Michela Murgia. In un’epoca in cui è tabù parlare anche solo di “direttive anticipate” (testamento biologico), introdurre in un romanzo il tema dell’eutanasia – perché di questo si tratta con l’accabadora, non di sospensione delle cure e dell’alimentazione-idratazione forzata – risulta intrigante, e, a quanto pare, paga in termini di consenso. In fondo, è per curiosità verso le supposte laiche motivazioni dell’autrice che ho letto il libro. (altro…)

Segnalo quella che reputo essere un’interessante discussione nata su Lipperatura e approdata poi su “Il giornale”.

http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/06/28/letterarieta/

L’intervento è interessante non tanto per il contenuto (sul documentario “Senza scrittori” di Cortellessa) del post originale quanto, piuttosto, per la discussione animata che ne è scaturita (oltre 750 commenti). Discussione a cui hanno partecipato scrittori, critici, editors, accademici, giornalisti e “semplici” lettori.

Per “assaggiare” l’intervento, in virtù del numero dei commenti, ci vuole tempo (molto tempo) ma secondo me ne vale la pena (mica bisogna leggerli tutti subito). Tra l’altro un buon esempio di come certi confronti culturali accesi, appassionati e costruttivi (a parte qualche leggera sbandata sul terreno della sterile polemica) possano, grazie a Internet, risultare accessibili e comprensibili (per merito degli interlocutori) a tutti.

Riporto una citazione (fonte Carmilla)sui temi:

« cos’è letteratura e cosa no, quali sono i rapporti tra letteratura “alta” e letteratura popolare, che ruolo ha il godimento nella lettura, che funzione ha la critica oggi, come si muovono in rete gli editori, come si muovono in rete gli scrittori, come impedire che libri validi vadano fuori catalogo e diventino irreperibili, differenze tra reperibilità on line e reperibilità nelle librerie fisiche, differenze tra copyleft e pirateria, buono e cattivo uso della pirateria, e in questo marasma sono stati consigliati molti libri, proposti molti link, rovesciati alcuni “fronti” »

Ne sono stati ricavati anche due pdf.

Ben impaginato con i primi 550 commenti qui.

Più grezzo ma con 769 commenti qui.

Trattasi di un’ottantina di pagine caratterizzate da una narrazione spastica, a tratti nervosa, mediamente surreale. E non potrebbe essere diversamente perché vi si raccontano  i processi elucubrativi deliranti che un giovane post adolescente compie sotto l’effetto di una droga sintetica all’interno di un qualunque classico cesso lercio e mefitico di una qualunque stazione dei treni. Il tutto inscatolato in un arco temporale stimabile attorno alla settimana.
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Stella distante di Roberto Bolaño

Pubblicato: 15.06.2010 da Francesca Meneghetti in Libri e dintorni, Recensioni
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Poiché un libro rappresenta una costruzione o un montaggio, uno dei suoi fattori di successo è dato dalla trasparenza delle implicite istruzioni per l’uso. Quando la ricetta è facile e scontata, il lettore tende a lasciare la presa per eccesso di banalità. Lo stesso accade quando lo sforzo di capire come funziona è troppo arduo. Una giusta formula è quella che intriga il lettore quel tanto che basta per trattenerlo, ma gli concede anche degli spiragli, dei contentini, giusto per non tirare troppo la corda. E’ in fondo una forma di seduzione, nel senso etimologico del termine (attirare a sé). (altro…)

Digitando su Google “tredici rose”, i primi risultati riconducono ad un film del 2007 diretto dal regista spagnolo Emilio Martínez Lázaro. La pellicola racconta la storia vera di altrettante giovani donne, in buona parte minorenni, che, dal carcere madrileno di Ventas – dove erano state rinchiuse come dissidenti del regime franchista – passarono davanti al plotone di esecuzione, davanti al muro del cimitero dell’Almudena, il 5 agosto del 1939: per rappresaglia. (altro…)

Quando , su di un libro, si è sviluppato una sorta di pensiero unico – nella fattispecie, un’esaltazione incondizionata – un lettore o una lettrice, lontani per temperamento dalla categoria del critico bastiàn contrario (o bastardo dentro, che dir si voglia), ma anche dal riconoscersi nell’elogio universale, possono sentirsi titubanti e turbati. Tanto più se lettori di sinistra, e quindi sensibili a parole d’ordine come liberazione, femminismo o diversità di genere, anticlericalismo, rivoluzione. Ancora di più se hanno letto il profilo biografico dell’autrice, Goliarda Sapienza, non comune: a partire dal nome che le proviene dal padre, anarchico e siciliano, intenzionato a escludere per la figlia il nome di un santo e di un martire. La madre, d’altro canto, Maria Giudice (citata anche nel libro) era una sindacalista di idee socialiste e femministe, antesignana dei chimerici Pacs (otto figli in libera unione). L’autrice, Goliarda Sapienza, risulta essere d’altra parte una figura di intellettuale tormentata, sofferta (finisce anche in carcere per un furto), forse solitaria. Tutto ciò accresce le ragioni a priori della simpatia. (altro…)