Archivio per ottobre, 2008

Ile segnalò io andai.

Ho deciso di farci un salto la domenica, il programma personale è stato: mattina Ikea pomeriggio Pedrocchi.

Approdo nel centralissimo bar alle 17, noto due gazebo visibilmente sponsorizzati da “IL Gazzettino”, mi avvicino al primo, qui vi sono dei libri (a me sconosciuti) e tre standiste che non mi badano manco a pagarle, vabbuò proseguo al secondo gazzebo, qui una coppia di ragazzetti mi offre una copia del Gazzettino di domenica con dentro il programma della manifestazione e due biglietti (ero con Francesca) validi per una degustazione di vini al banco presente immediatamente dopo l’entrata al complesso Pedrocchi retrostante il gazebo.

A questo punto rileggo il programma, noto diversi eventi di mezzora l’uno, in cui autori emergenti o quasi, presentano il loro libro sconosciuto o quasi edito da una casa editrice sconosciuta o quasi.
Entro per l’unico ingresso indicatomi, qui cerchiamo in due di capire quali potessero essere le fantomatiche “sala bianca”, “sala verde” e “sala ottagonale”, luoghi indicati come sede di presentazioni ed eventi ma neppure lontanamente identificabili.
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Festival del GUSTO e della LETTERATURA

Iniziativa che sembra essere interessante e divertente, soprattutto i giochi letterari. Il volantino era in allegato al gazzettino (quotidiano del Nord-Est) di oggi 23 ottobre. Chi riesce a passare (non sò se ce la faccio) potrebbe descrivere la propria esperienza. Ci sono addirittura i redattori di alcune case editrice che leggeranno e giudicheranno in tempo reale i romanzi di aspiranti scrittori. Non ho libri nel cassetto, ma se li avessi mi fionderei.

Il focoso amico

Pubblicato: 20.10.2008 da bazu in Racconti
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(dedicato a vava’)

 

Gli individui della sua specie non sono difficili da incontrare, sono ricercati, voluti e spesso desiderati, a loro ci si affida specialmente se giovani quindi prestanti e puliti. E’ duro, amo toccarlo, sfregarmici contro e il piacere che ne traggo è penetrante

 

Specialmente nelle serate fredde, rientrato a casa e richiusa la porta di ingresso della mia dimora, l’avida ricerca del piacere datomi dal suo contatto è la prima cosa a cui mi dedico.

 

Pur giacendo costantemente ad una manciata di centimetri sopra il pavimento non posso in tutta onestà dire che sia altezzoso, è fedele, sempre pronto a fare il suo dovere: è un lavoratore instancabile. Si gode lunghi periodi di meritato riposo in cui cessa di catalizzare la mia attenzione, mi capita di dimenticarlo ma lui non ne soffre perché nato per servire.

Piace? Beh, molti suoi simili sono, a guardarli sinuosi e tondeggianti incapaci di nuocere anche al più vivace infante, ma lui, il mio, no! Il mio è granitico ,squadrato, tutto d’un pezzo, capace di ferire con le sue forme acute. Non ha tanti fronzoli, il pallore che lo caratterizza, giusto qualche punto di colore sopra il bianco, lo rende poco invadente.

 

Lui è discreto, silenzioso, non parla, tuttalpiù, crepita. Se ne sta in disparte quasi a non voler inquinare lo spazio visivo di coloro i quali, molto più di lui, vivono.

 

La maggior parte della giornata è freddo ma, se necessario, sa diventare rovente se sapientemente aiutato da un’indispensabile compagna che ha il potere di scaldare il liquido che lo percorre.

 

Insomma, con le sue fenditure superiori, la sua manopola laterale, la sua valvola di svuotamento sottostante, è Lui il mio fedele termosifone a rendere meno grigie le mie giornate invernali.



Fail Blog

Pubblicato: 17.10.2008 da bazu in Segnalazioni
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Se pensate che all’ imbeccillità e inettitudine umana ci sia fine, vi sbagliate.

Se pensate di essere sfigati o aver toppato come nessuno mai forse avete bisogno di vedere http://failblog.org

Una raccolta attivissima di filmati e foto prova concreta dell’esistenza di esseri umani che sanno fare peggio, molto peggio, di voi.

En esempio? Eccolo:

ma anche questo non scherza:

L’identità di kundera è un libro molto riflessivo in cui il tempo è dilatato e la cui storia è una piccola finestra sulla vita di una coppia, finestra psicologicamente drammatica perché il camminare fianco a fianco vine progressivamente rallentato dal dubbio sempre più pressante in lui che la reale identità (ma più corretto sarebbe personalità) dell’amata sia molto diversa da quella che lei ostenta nel privato. Lei dal canto suo, vive una crisi esistenziale perché, conscia di avere “faccie” diverse a seconda del contesto, si interroga sul senso di mantenere in vita questi “volti” e quale sia quello che realmente la rappresenta.

Quando leggo mi piace assecondare gli spunti riflessivi lanciati dall’autore che spesso risultano solo labilmente collegati con la trama del libro, amo raccogliere il guanto che gli scrittori lasciano cadere rappresentante l’invito a volare distante dal contesto in cui viene lasciato cadere.

Kundera in questo libro offre molte tematiche “laterali” alla trama.

Ci offre la quanto mai audace prospettiva di considerare la morte dell’unico figlio sano una liberazione per un genitore, nei termini in cui quest’ultimo non è più costretto a confermarsi alla società in cui vive e a fingere per essa: mettere al mondo un figlio significa accettare la società che ci circonda, le sue regole, le sue brutture, le sue gioie e i suoi dolori, il venir meno dell’unico figlio fa cadere gli “obblighi contrattuali” che il genitore è costretto a rispettare.

Considera un amico come specchio di noi stessi: il ruolo che oggi hanno gli amici è solo quello di esserci per ricordarci quello che siamo stati, essere quindi testimoni del nostro passato.

Ci offre una visione angosciante del sogno perché in esso si annullano gli effetti del tempo e il passato può ritornare mescolandosi pericolosamente al presente.

Ci ripresenta (perché facile da ritrovare in letteratura) l’importanza per una donna del sentirsi guardata e apprezzata dagli uomini e individua nel cessare di questo fenomeno il primo reale sintomo di invecchiamento percepito.

Insomma gli ingredienti ci sono tutti eppure, forse perché troppo riflessivo, “L’identità” di kundera non mi ha preso, ho avvertito la sensazione che l’autore avesse voluto fare un saggio sul concetto di Identità ma che al di la dei molti spunti non avesse argomentazioni sufficienti a espandere le sue idee.

Mi è piaciuto il suo indagare l’animo umano lentamente e naturalmente, in spazi temporali ristretti e senza ricorrere a inutili “effetti speciali”.

In prima lettura la trama l’ho trovata talvolta forzata e talvolta scontata, il finale mi ha imposto una rianalisi delle sensazioni iniziali tuttavia questa rianalisi ha portato solamente a una smussatura, non sufficiente a promuovere questo libro, delle critiche da me sollevate.