E’ da svariate settimane che Marco e Chiara devono vedersi, Marco ha avuto modo di riflettere molto su quel loro appuntamento ormai divenuto inevitabile. Io, purtroppo non ci sarò ma me lo immagino comparire nella pallida stanza ospedaliera, l’aria sarà permeata da un odore acre di disinfettante, indosserà uno di quei suoi soliti maglioni di lana sformati adatti per le rigide temperature di un tardo autunno, meno per le torride stanze di un nosocomio. Sicuramente sarà teso e per quanto possa essersi preparato sarà difficile per lui resistere all’ondata di emozioni che lo travolgerà.
Chiara sarà immobile, non sarà neppure conscia di essere a questo mondo, certamente non si aspetterà di vedere Marco e quando lo vedrà non lo riconoscerà, resterà ferma nel suo letto che non può lasciare autonomamente.
Ora come ora saranno soli, l’immaginarmeli a non più di qualche stanza da me mi rende ansiosa, avrei voglia di alzarmi, raggiungerli e assitere all’intersezione delle loro vite ma non posso e comunque, a pensarci bene, anche potendo non andrei perché trovo giusto che certe situazioni vengano vissute senza condizionamenti esterni di modo che ogni goccia di empozione possa sgorgare e manifestarsi in tutta la sua potenza. Mi consolo fantasticando sul loro incontro e sapendo che presto saranno qui.
Anche il flebile e rado vociferare di infermiere e medici verrà censurato dai loro sensi, rimarranno in silenzio fissandosi, lui non riuscirà a dire nulla lei non potrà dire nulla. Gli occhi di lui inizieranno a bagnarsi e passato un ragionevole lasso di tempo inizierà a raccontarle quanto sia stato snervante aspettare quel momento, di quanto lo avesse desiderato e immaginato, le accarezzerà le mani spiegandole i progetti per il futuro.
Chiara con le sue guance paffute, i capelli radi, quello sguardo attento, avido di tutto ciò che la circonda non capirà perché non sarà in grado di farlo, persa com’è in un mondo fantastico che solo lei può percepire.
Il mio cuore palpita più intensamente conseguenza, questa, dell’odore di brodo che pian piano prende corpo nell’aria, indizio che mi rivela l’imminente l’arrivo del misero pranzo ospedaliero ma soprattutto quello dell’insolita coppia.
Eccoli! Li vedo! Incrocio lo sguardo di Marco, ci sorridiamo, sento un piacevole tepore al centro del torace, lui ha un’espressione beata leggermente “sporcata” dalla preoccupazione per Chiara che, tra le sue braccia, piange.
“Ciao Amore, penso che abbia fame” mi dice.
La prendo e avvicinandola al mio seno sento di vivere istanti eccezionalmente felici.