Tonino e la città del benessere

Pubblicato: 15.05.2013 da Francesca Meneghetti in Libri e dintorni
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Stava per scadere, in quel periodo (primavera 2008), il mandato di Gobbo (vice-sindaco Gentilini), che sarebbe stato rieletto. C’era la speranza, in città di un’aria nuova. Nel febbraio 2008, non a caso, sarebbe uscito il manifesto “Treviso città aperta”.
Siamo nel 2013. Tra poco si andrà di nuovo a votare per le comunali, e sta per compiersi quasi un ventennio leghista. I racconti, che trasfigurano la città (detta del Benessere!), sono ancora attuali.

Gli interessati potranno avere ora, gratuitamente il libretto intero in PDF e, a breve,  scaricarlo come e-book.

Seguiteci, per ricordare e sorridere!

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Se tuo figlio musulmano mangia salsicce

Pubblicato: 12.03.2013 da Francesca Meneghetti in Cinema
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east-is-east_itaIl tema delle frontiere culturali e religiose ha assunto una rilevanza particolare nel dibattito culturale degli ultimi vent’anni. Fino a che gli italiani erano emigranti e l’immigrazione un fenomeno di nicchia, impercettibile, si viveva all’interno di una bolla etnocentrica: come gli uomini prima di Copernico.

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percio_veniamo_bene_nelle_fotografie.resizedRecensione apparsa anche qui

In una Bustina di Minerva (“Ma glielo abbiamo chiesto noi” del 21 dicembre 2011) Umberto Eco introduce una schematica, ma efficace, distinzione tra prosa e poesia.

La prima parla di cose: “<rem tene, verba sequentur>, possiedi bene quello di cui vuoi parlare e poi troverai le parole adatte.[…] In poesia accade invece tutto l’opposto, prima t’innamori delle parole, e il resto verrà da sé, <verba tene, res sequentur>”. Ma si potrebbe anche parlare di una prevalente intenzione etica (o di contenuto) nella prima contro una prevalente intenzione estetica, o formale nella seconda.

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48772.resizedIl rapporto tra un libro e un film è sempre molto complesso e non sempre improntato a reversibilità (per cui non è detto che, se leggi il libro, poi vedi il film o, se prima vedi il film, poi leggi il libro). Anzitutto lettori e cinefili spesso sono rappresentati da persone diverse. In secondo luogo, se la prima opera fruita ha suscitato entusiasmo, spesso è la paura della delusione che impedisce di assaggiare il prodotto “complementare”. Leggi il seguito di questo post »

monika-locandina.resizedIl nome di Monika Ertl credo dica poco a molti, specie per quelli nati dai 70 in poi. Chi fu è presto detto: colei che “vendicò” Ernesto Guevara e il suo successore Inti Peredo uccidendo ad Amburgo nel 1971 Roberto Quintanilla ex capo dei servizi segreti Boliviani ritenuto il maggior responsabile di quelle due morti (e svariate sevizie e svariate torture a svariati individui).

“Ma quante ne sai Luca! Ma ora dimmi, come cazzo ti viene in mente di andare a rispolverare queste storie di maledetti comunisti rivoluzionari?” Leggi il seguito di questo post »

Siparietto.01

Pubblicato: 09.10.2012 da bazu in Nostre esperienze, Vita vera

Poi arriva un giorno in cui vai alla macchina del caffè e trovi qualche solito noto intento a gozzovigliare. Svogliatamente saluti, infili la chiavetta e nell’attesa ascolti le seguenti parole scandite chiaramente e lentamente:

“I-n-f-i-l-a P-i-a-n-t-a c-o-n-t-r-o z-o-m-b-i!”

al che segue una risposta metallica femminile

“mi dispiace non posso farlo”

Di solito, durante quell’atto giornaliero ti metti in stato di stand-by ignorando ogni forma di vita circostante ma non resisti e ti giri. Noti due persone visibilmente divertite. Uno tiene di fronte a sé, con braccio testo, un cellulare superfigo. L’altro accanto a lui, con lui, fissa lo schermo scintillante di quel mostro tecnologico. Il presunto proprietario del mezzo di comunicazione riprende, sempre scandendo lentamente le parole:

“u-s-a s-c-a-f-f-a-l-e s-u z-o-m-b-i!”

la femmina-androide di prima, attraverso l’altoparlante del coso a microonde multi-touch, dice dopo un “plin” o un qualcosa di simile:

“mi dispiace non posso farlo”

Ti rigiri verso il tuo bicchiere non mutando minimamente l’espressione sostanzialmente apatica del tuo viso ma innescando, tra dentriti e neuroni, un processo assimilabile ad un senso di claustrofobia.

Al che interviene l’altro scandendo a sua volta le seguenti parole

“E a-l-l-o-r-a f-i-c-c-a-t-i l-a s-c-o-p-a n-e-l c-u-l-o”

Segue giubilo diffuso e soddisfatto.

Prendi il tuo bicchiere e per un attimo pensi a quale template Word puoi usare per compilare la tua lettera di dimissioni.

In sottofondo: “mi dispiace non posso farlo”

L’educazione del dolore: Pietà.

Pubblicato: 24.09.2012 da Francesca Meneghetti in Cinema
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E’ un film imperdibile per gli amanti del cinema: ha pienamente meritato un premio prestigioso come il Leon d’oro. Tuttavia è un film durissimo, cui è bene giungere preparati. Anzi, da sconsigliare alle persone sensibili nelle ore che precedono il sonno. E’ una storia sotto il segno di una violenza raccapricciante, per quanto non esibita, ma piuttosto suggerita dall’espressione dei volti: anche lo spettatore dalla scorza più dura ne esce turbato. Ragionare su questo film, prima e dopo lo spettacolo, può aiutare a proteggere la parte più indifesa ed emotiva del proprio io: è come avvolgersi in un bozzolo, che ci aiuta ad attutire gli urti. Leggi il seguito di questo post »

Meticcio viene dallo spagnolo mestizo (a sua volta derivato dal latino mixtīcius –mixtus, participio passato di miscēre, mescolare), termine che indicava il frutto di un rapporto sessuale tra uno dei conquistadores e un indigeno: relazione spesso improntata a violenza, se non fisica, “culturale”.

Gli incroci sessuali hanno caratterizzato tutte le manifestazioni del colonialismo (del post-colonialismo), anche di quello italiano. In Somalia, in particolare, si è formata, specie nel ventennio fascista, una generazione di meticci che venivano chiamati “figli delle missioni”: appartenendo al padre, secondo il codice lì vigente, venivano strappati alle madri (considerate puttane anche quando non lo erano, ma vivevano more uxorio con un italiano), ed educati in collegi italiani gestiti da suore. Poteva anche accadere che un’italiana sposasse un somalo, o si unisse a lui, ma il caso era più raro.

«[…]La cosa è vertiginosa. Abbiamo avuto due genitori, poi quattro nonni e la cosa si raddoppia sempre sino a includere tutto il vertiginoso esistente, eredi di una eternità di cui non sappiamo niente. Tutto poteva non avvenire, la cosa è avvenuta, ci siamo perfino incontrati, nessuno può considerarsi innocente, consideriamoci un sogno!» Leggi il seguito di questo post »

Indridason: un islandese da leggere

Pubblicato: 31.08.2012 da Francesca Meneghetti in Libri e dintorni, Scrittori

Il genere giallo (o giallo-nero, dato che sempre più spesso avvengono contaminazioni tra il genere poliziesco e quello criminale) sta conoscendo una stagione felice, al punto da “sdoganarsi” dall’etichetta “genere di consumo” e farsi apprezzare, almeno in certi casi, per il valore letterario. Leggi il seguito di questo post »