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Tecnicamente questo libro costituisce uno degli esempi enciclopedici per eccellenza di cosa significhi caratterizzazione e digressione, strumenti narrativi fondamentali che Roth in questa sua grande prova letteraria spinge a livelli eccellenti dimostrando, qualora all’epoca dell’uscita del libro ce ne fosse stato ancora bisogno, di essere uno dei più grandi scrittori viventi. (altro…)

cerbiattoDavid Grossman, nella postfazione, sostiene che il 12 agosto 2006, quando suo figlio Uri, ventenne, cadde nella seconda guerra del Libano, questo libro, iniziato tre anni prima, era in gran parte già scritto: a cambiare sarebbe stata solo “la cassa di risonanza” di quell’evento. Nota opportuna, anche se il lettore informato del grave lutto che ha colpito l’autore, dopo aver letto la quarta, si immagina un racconto autobiografico dall’esito scontato, e resta comunque intimorito: sia per il taglio tragico, sia per la lunghezza del tomo, degna dei grandi romanzi russi dell’ottocento.

Invece il romanzo, impegnativo nella lettura (il lettore fast reading è avvertito), rivela molte sorprese tematiche e stilistiche, oltre ad avere una conclusione aperta, che ha evitato lo strazio di narrare, e di leggere, un dolore come quello per la perdita di un figlio. (altro…)

Non so quale sia stato il motivo che mi abbia portato a leggere questo testo: non conoscevo l’autore, non ho mai avuto occasione di scorgere il romanzo in libreria, le due biblioteche alle quali sono iscritto non avevano alcuna copia del libro, al momento in cui la sua lettura mi è stata proposta dovevo partire per una vacanza di tre settimane durante la quale non avrei letto assolutamente nulla, eppure “Volli, sempre volli, fortissimamente volli!”, leggere questa opera di Vargas.la_zia_julia_e_lo_scribacchino

Forse è stato istinto, forse è accaduto perché a propormelo fu una persona che reputo sapere cosa sia stile e cosa non lo sia, fatto stà che ora, terminate le ultime pagine mi ritrovo qui a scriverci sopra un commento.

E’ un libro che mi è piaciuto moltissimo, da tempo un romanzo che ritengo non essere sperimentale dal punto di vista linguistico, non catalizzava così tanto la mia attenzione. E’ lungo, denso e specialmente all’inizio si ha l’impressione di non avanzare ma non si fa fatica perché l’autore scrive, a mio avviso, divinamente. E’ dotato di una proprietà di linguaggio e di un vocabolario eccezionali, non un avverbio, non un aggettivo che siano fuori posto. Il testo è chiaro e molto evocativo.

L’autore in questa opera ci narra la storia (altro…)